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Storia

Scriveva Gabriele Barrio, erudito del '500, che il territorio cosentino contava circa cento borghi, molti per grandezza uguali a villaggi, divisi in ventidue Baglive. Quei borghi, in parte scomparsi, formano oggi i comuni dell'hinterland cosentino, i Casali del Manco e del Destro: tra questi Spezzano Piccolo. L'opinione prevalente degli storici collega l'origine dei Casali all'occupazione saracena della seconda metà del X secolo, quando gran parte della popolazione di Cosenza, saccheggiata e messa a fuoco dai Saraceni, cercò rifugio nelle campagne. Non manca, tuttavia, chi pensa ad una origine più antica, precedente la nascita di Cristo, come testimonierebbero alcuni rinvenimenti nei territori di Altilia e Grimaldi, il sepolcreto di età prevolgare di contrada Morelli, le monete di argento databili tra il VI e il V secolo a.C. rinvenute a Santo Stefano di Rogliano. Del resto, anche chi ne colloca l'origine tra il 975 e il 986 parla, per alcuni borghi, di "ripopolamento"; in effetti, l'ubicazione di villaggi tra i 400 e gli 800 metri sul livello del mare. È fenomeno conosciuto in tutta l'area del Mediterraneo, spiegabile con la necessità di sfuggire alla malaria (che interessava le zone sotto i 400 metri) e di trovare il foraggio per le bestie. Comunque sia, scongiurato il pericolo delle invasioni turche e iniziata la ricostruzione di Cosenza, non vi fu quel riflusso verso la città che ci si sarebbe potuti aspettare e i Casali rimasero, distinguendosi dai casali delle altre città calabresi per "un'omogeneità ed identità più storico-antropologica che geografico-territoriale" Essi furono sempre considerati come "quartieri della città -madre" di cui hanno seguito le vicende, causa una solidarietà di interessi mai smentita. Ed infatti i Casali sono stati, come spesso si è sottolineato, la cerniera tra Cosenza e le immense risorse della Sila. Già ai tempi di Agatocle di Siracusa il legname della Sila veniva utilizzato per le costruzioni navali e notevole era la produzione di pece, cui si ricollega il mito di Silvano, secondo la tradizione figlio del Crati. Si ritiene che la Sila, "sin da' tempi mitici", fosse demanio dei cosentini. I Bruzi, nel sottomettersi spontaneamente ai Romani, cedettero loro metà dell'Agro silano che il Questore romano dava a colonia, dietro pagamento di una decima in animali lanuti. Cesare impose che i terreni venissero divisi tra privati e che la città pagasse dei canoni annui da riscuotere presso i possessori dei terreni: La divisione fatta da Giulio Cesare è il primo titolo che abbiano i proprietari sulla metà della Sila che era di regio demanio. Le successive concessioni degli Svevi e degli Angioini  riguardarono, dunque, quella parte della metà transatta dai Bruzi che, non essendo stata venduta ai privati, fu amministrata nell'interesse dello Stato. Nel XVI secolo iniziò l'occupazione abusiva del territorio silano, l'usurpazione dei comuni (quelle terre su cui i cittadini esercitavano gli usi civici senza pagare alcuna prestazione) è fenomeno, comune a tutta l'Europa, che accompagna la scomparsa del potere feudale. Mentre nel resto d'Europa a questa "privatizzazione" segue l'inizio di un miglioramento delle condizioni delle popolazioni, nella realtà silana, al contrario, si registra un regresso. Del resto, per quanto riguarda Cosenza e i Casali, di vera e propria feudalità non si è mai potuto parlare, ma piuttosto di territori tradizionalmente demaniali con enclavi feudali, "organismi e strutture che, pur nella pienezza della loro qualità feudale, presentavano tuttavia delle peculiari caratteristiche, perché o limitati nel tempo o nello spazio" La storia dei Casali (e, quindi, di Spezzano Piccolo) coincide con la storia di Cosenza e delle sue dominazioni. Ai saccheggi e alle incursioni saracene che, abbiamo visto, sono considerate dai più la causa della nascita dei Casali, segue il dominio normanno e la nascita del Regno di Sicilia. I principi normanni sono dipinti da Goffredo Malaterra come uomini avidi, scaltri e violenti. Alla morte di Federico II di Svevia  il regno passa a Carlo d'Angiò, che vince in battaglia a Benevento  il figlio di Federico. Il malgoverno e il rigore eccessivo portano non poche rivolte, tra cui quella dei Vespri siciliani a seguito della quale il regno è diviso tra Napoli, che rimane agli Angioini e la Sicilia, passata a Pietro d'Aragona. Gli Aragonesi nel 1416, con Alfonso V D'Aragona, estesero anche a Napoli il loro Regno. Durante questi secoli l'unica frattura tra Cosenza e i Casali fu quella del 1459, quando i contadini dei Casali si ribellarono a Ferrante d'Aragona a causa della pesante politica fiscale. Testimonia un anonimo scrittore del Seicento: "Innumerevoli erano i casali e le terre dove gli uomini erano costretti a pagare 15 o 18 ducati a testa, quando la maggior parte dei cittadini non avevano o non possedevano che la vita, che sottoposta a continua fatica non traeva un reddito maggiore di quello che gli necessitava per la sopravvivenza".

 

Fonte:Wikipedia

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